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La "nuova" Bologna

"ed ecco Bologna minacciata di sacrilegio. Uomini mercantili, ben più aspri di quelli che frequentavano la bellissima loggia vicina, vogliono diroccare la testimonianza dell'antica libertà armata per ridurre al valore venale il suolo e per gettarvi le fondamenta di chi sa quale enorme ingiuria"
Gabriele d'Annunzio

 

Bologna com'era?

Bologna, fino alla fine dell'ottocento, era una città con una chiara origine urbana medievale.  Spesso le strade del centro erano vie strette e anguste. La vita descritta all'epoca però indicava come questo centro storico fosse brulicante di vita e persone, negozi e attività artigiane. Una città viva e caratterizzata da luoghi antichi di uso comune.

All'inizio del XX Secolo però, Bologna cambiò faccia per sempre. A seguito del piano regolatore varato nel 1889 vennero abbattute le mura, interi quartieri e soprattutto 3 torri storiche situate nel pieno centro della città a fianco delle due superstiti: la Garisenda e l'Asinelli. Le due torri erano infatti circondate da altre torri più basse, anche se all'epoca dovevano sembrare invisibili per quanto soffocate nelle case dei residenti. Con una ripulita dal superfluo i "potenti" dell'epoca avrebbero cambiato il panorama simbolico di Bologna per sempre. E così fu. Nonostante spesso si immagini una visione culturale un po' primitiva nei secoli scorsi, anche all'epoca ci furono favorevoli e contrari. E non stiamo parlando solo del "popolo".
Contro gli abbattimenti si schierano il Comitato per Bologna storico-artistica, la Società Francesco Francia e la Commissione per la conservazione dei monumenti dell'Emilia. Il professore Del Vecchio cercò inutilmente di opporsi lanciando una petizione popolare. Anche un progetto conservativo e alternativo, proposto da Rubbiani e Pontoni nel 1909 venne respinto dall'Amministrazione comunale. Questo significa che non tutto quello che si voleva abbattere era "spazzatura" urbana come molti volevano far credere, ma vi erano anche luoghi e edifici di una certa importanza.

Dall'altra parte, convinto sostenitore dell'abbattimento, il "picconatore" ingegner Giuseppe Ceri: architetto di origine toscana "che pretendeva di sapere tutto e occuparsi di tutto, strambo, bizzoso, attaccabrighe, tenacissimo negli odi, incrollabile nelle convinzioni, che tanto fece fintanto le tre torri vennero abbattute."
Alla fine vinsero i favorevoli e i lavori iniziarono a cavallo tra i due secoli, con un forte impulso nei primi anni del novecento.

A questi interventi fu interessata anche la zona che era la parte sud del Vecchio Mercato di Mezzo con la costruzione nel 1914 dell'imponente e monumentale Palazzo Ronzani, cioè l'isolato compreso tra Via Degli Orefici e via Rizzoli. Furono rifatte anche le zone che oggi conosciamo come Via Farini e Piazza Cavour, donando un aspetto più elegante e internazionale al centro cittadino.

 

Come sarebbe stata Bologna?

Cosa avremmo potuto vedere oggi a Bologna se non ci fosse stata una giunta così decisa e un toscano così premuroso di abbattere luoghi storici?
Forse una città col centro medievale più conservato del mondo. Forse una città che viveva di turismo già dal primo dopoguerra? Non lo sapremo mai con certezza, perchè ormai questa è Storia! In ogni caso la vicenda del piano regolatore di Bologna è la prova che chi vuole cancellare il passato a tutti i costi può sbagliarsi. Anche di fronte alla necessità di divenire moderni, di cambiare continuamente, può sempre esserci una seconda scelta, una sorta di via di mezzo. Ma la via di mezzo e l'ipotizzare cosa piacerà nel futuro non è una strada semplice. Il solo pensare di poter ristrutturare un palazzo considerato vecchio, per la mentalità e le tecniche di cento anni fa era forse improponibile.
Nonostante gli oppositori, Bologna passò quindi, da città storica a qualcosa che nel suo centro assomigliava moltissimo a qualche quartiere di Parigi.
Erano infatti molto vivaci i riferimenti alla restaurazione completa della capitale francese compiuta 50 anni prima e in buona parte anche di Vienna, ed è probabile che qualche spunto architettonico dalle due città venne preso anche per il nuovo panorama felsineo.
Parigi assunse una sua personalità molto forte proprio dopo la sua ristrutturazione, ma per il gusto di molti, l'esperimento urbanistico non portò gli stessi frutti per Bologna. La sua anima era medievale, semplice, ma ricca di storia e non certo quella di una capitale europea che desiderava ed esigeva spazi ampi e aveva giustamente idee di grandezza.

Ma per capire questa ansia di rinnovamento bisogna fare qualche passo indietro nel tempo, ed immaginare lo stile di vita dell'epoca. Mancanza di servizi igienici, sporcizia, incuria, una classe borghese che prendeva sempre più spazio nella vita della città e non si trovava a suo agio in un dedalo di vie popolate da poveracci. Forse furono questi problemi, assieme alla voglia di speculazione, a far decidere per l'abbattimento dell'anima "vecchia" della nostra città.

 

Immedesimandosi nello stile di vita di cento anni fa è facile perdonare questo tipo di politiche urbanistiche, ma col senno di poi oggi possiamo dire che qualcosa di troppo è stato sacrificato.
In pochi anni Bologna assunse una fisionomia tutta nuova, diventando moderna. Quartieri periferici pensati da zero come portatori di igiene, luce e uno stile di vita più adeguato alla civiltà del XX secolo. Si aprirono vie nuove e si allargarono quelle esistenti, e la città assunse in buona parte l'aspetto che vediamo oggi, che venne poi ridefinito con la ricostruzione post bellica dopo il 1945.

Un patrimonio perso? Un'occasione culturale sprecata? Una necessità irrinunciabile per Bologna?

Rimane una considerazione: la rincorsa all'affermazione globale tramite simboli di architettura è ciò che stiamo continuando a fare tutt'oggi in tutto il mondo, edificando opere monumentali che si assomigliano tutte in qualsiasi città. Stessi criteri, stessi materiali, stesse forme, stesse archistar a dettare le regole dell'estetica locale. In fondo le paure della perdita di identità a Bologna a cavallo del XX secolo erano le stesse che sono presenti oggi e l'eterna lotta tra il vecchio e il nuovo continua anche cento anni dopo.

 

 

 

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